Bemporad, Giovanna: Nota al divano orientale – occidentale di W. Goethe. Manoscritto autografo firmato di 7 pagine (31 x 21 cm.). Diverse correzioni e riscritture. Recensione al Canzoniere di Goethe apparsa in “Il Setaccio”, anno III, numero 3, gennaio 1943, pp. 11 – 12.
(…) Goethe cerca di elevarsi alla visione di Dio per intuizione diretta della Natura, per la contemplazione della vita universale, per la rassegnazione riverente alla volontà divina. Si accosta così alla conoscenza della morale suprema che comprende e governa l’universale delle Monadi inferiori. Dio inconoscibile che la nostra ragione non può abbracciare, Dio d’amore, tuttavia, cui dobbiamo credere, che dobbiamo amare (…) Essenzialmente, Il Divano è romantico, per la sua ispirazione profondamente religiosa; è nettamente antiromantico perché combatte contro le tendenze fondamentali del romanticismo che si compiace del mistero (…), di speculazioni trascendentali, che portano all’irrazionalismo e alla religione confessionale (…)
La Bemporad, giovanissima, era una sorta di prodigio letterario. Già nota per le traduzioni dal greco e dal tedesco, la precocissima cultura letteraria e singolari abitudini di vita avevano fatto di lei un personaggio freak avanti lettera: – abiti bislacchi, laceri; svagato disordine e comportamenti affatto anomali in una ragazza che sfiorava i vent’anni. La nostra George Sand, come la definì Mauri, si dedicava a idee e libri con grande austerità; a Bologna, dove andarono a trovarla lui e Pasolini, viveva in una casa dai soffitti alti in una stanza dai libri a terra. Pile di testi greci e latini mescolati a Hölderlin, Rilke, Novalis. Vestiva come un uomo, con i calzoni da avanguardista tirati alle ginocchia sotto un impermeabile privo di ogni colore; al braccio Leopardi, disprezzava tutti gli autori moderni, tranne Saba. Mauri e Pasolini erano impietriti dalla soggezione: non trovammo il coraggio di citare nemmeno Sandro Penna, nostro mito. Pier Paolo le offrì la collaborazione a “Il Setaccio”. I due divennero amici, e si incontrarono anche spesso nella casa bolognese di lei, – un enorme stanzone, un tavolo vastissimo e carico oltre misura di libri. In uno di questi incontri Giovanna chiese a Pasolini: “Sei fascista?” E gli parlò dell’antifascismo, e delle tragiche responsabilità del regime.
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