Benedetti, Arrigo: Interessante lettera autografa firmata di 2 pagine (28,5 x 22,5 cm.) indirizzata nel 1935 al fondatore e direttore della rivista Cronache, Gino Visentini. Una piccola lezione di giornalismo.
(…) Se vuoi potrai fare una buona rivista; ma io, anche se tu mi manderai al diavolo, insisto su di un punto: che non voglia assomigliare né al Selvaggio, né all’Italiano. (…) I linoleum, quando ti capita di farne di buoni, perché non li dai a Maccari? Sul Selvaggio vanno bene, su Cronache, ahimé, fanno sorridere. (…) Io sveglierei Galvano, per esempio; poi vi son altre persone adatte, per esempio alcuni dell’Università pisana che potrei presentarti, come Borlenghi e Carli e Villa, (…) o altri come Pannunzio e Delfini miei cari amici. (…) Pannunzio per esempio ha difetti del tutto romani, eppure aspira ad uscire dall’afa di tale ambiente (…) Circa Delfini lo stimo assai: è taciturno, riservato, abita a Modena, non ha furia di arrivare. Si potrebbe far così di Cronache un foglio intelligente. Scopo comune. Sei collaboratori, la chiarezza, l’odio ad ogni dilettantismo, la voce pronta su ogni caso che può capitare in Italia. Qualcosa come il Selvaggio, senza tuttavia le particolarità di Maccari. Maccari fa bene ad aver la sua linea, e a mantenerla; solo che in lui vi è qualcosa che in noi non è: ha fatto la guerra, fu fascista uscito da una sana borghesia per difendere non particolari interessi ma idee morali, tiene ancor fede a Mussolini perché ci vede saldamente difeso un principio italiano ecc. ecc. (…) Di una cosa infine mi pare ci sia bisogno oggi per un giornale di giovani: non toccar direttamente il tasto politico; ché è inutile e retorico ragionar di cose su di un binario fisso. Mi piacerebbe un foglio non apolitico, per carità, ma capace di un po’ di sudore nostrano. Una via d’uscita v’è: (…)
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