Prezzo: euro 350
Autore: D'Annunzio, Gabriele
Titolo: Lettera autografa
Data: 1926

D’Annunzio, Gabriele: lettera autografa firmata di una grande pagina scritta su carta uso mano con in alto a sinistra il logo della “Squadra di San Marco: Ti con nu nu con ti”: 33 x 24,5 cm. D’Annunzio scrive con tutta probabilità a Giovanni Rizzo, l’«occhiuto carceriere» secondo la definizione dello stesso Vate che Mussolini mise alle costole del poeta, per controllarlo, e riferirne azioni, pensieri, annusando con fiuto da segugio anche tra le lenzuola del Vittoriale. Rizzo era pure incaricato di difendere il Comandante dai seccatori, cercando di allettarlo con le più incredibili proposte, come le speculazioni sulle emissioni filateliche della Reggenza del Carnaro, l’effimero governo fiumano di D’Annunzio. Il messinese Rizzo giunse sulle rive del Garda nel settembre del 1923, per indagare su un furto di gioielli, e da allora non si scollò mai più dalla Villa di Cargnacco e dal suo inquieto padrone. Ne sortì un rapporto, per definizione ambiguo, con D’Annunzio che, se da un lato tentava di ingraziarsi il suo guardiano, dall’altro lo manipolava per far giungere a Mussolini i messaggi che gli premevano. Il Comandante, così, si prendeva gioco del suo don Giovanni di Sicilia, che, in segno di deferenza, lo omaggiava con garofani rossi e agrumi. La lettera datata 3 settembre (1926) riguarda le questioni finanziarie della case editrice Olivetana, voluta dal poeta ed affidata alla direzione di Federico Balestra, in gravi difficoltà economiche a causa anche delle inadempienze dannunziane. Tracce di piegatura, ma ben conservata.

Mio onnipresente e onniveggente amico, Federico Balestra crede ch’Ella possa perfino aiutare la nostra “Olivetana” sostituendo tre socii fidi a un socio infido. Se questo è possibile veramente, o furetto d’Atri, il mio consenso è schietto…

Federico Balestra marchese di Mottola di Puglia, ufficiale alla corte di D’Annunzio a Fiume, fu il tramite tra D’Annunzio e Adolfo Wildt. D’annunzio fu legato da una storia ambigua ed intrigante con la marchesa Erminia Pirelli Paradisi (Mimì) nel periodo tra il 1921 e il 1927. Nei primi anni del ritiro del poeta al Vittoriale degli Italiani, questa donna d’affari, moglie dell’ex legionario Balestra, divenuto dopo la guerra direttore della sfortunata casa editrice L’Olivetana, tentò invano di ritagliarsi una posizione privilegiata nel complicato panorama affettivo e professionale di D’Annunzio.

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