Marconi, Guglielmo: lettera autografa firmata di 7 pagine (18 x 11,5 cm.) alla quale è stata asportata la firma autografa di Marconi in fine alla settima pagina. Marconi scrive al padre da Haven Hotel di Poole, Dorset, il 31 dicembre del 1900. Assieme alla lettera è conservata anche la busta affrancata con indirizzo autografo.
(…) Oggi è l’ultimo giorno dell’anno e ti scrivo per augurarti ogni felicità e benessere (…) Ho avuto molto piacere nel sentire da Alfonso che hai trovato un quartiere a Bologna e spero che quest’inverno sarai esente dai raffreddori che tanta noia ti diedero l’inverno passato. Noi abbiamo passato Natale col Sig. … Egli è uno dei più importanti azionisti della mia Compagnia. Ha una bellissima Villa (o piuttosto palazzo) a Exter. (…) Il Governo Inglese paga ora regolarmente per l’uso che fa delle mie macchine sulle navi da guerra. Speriamo di concludere presto un contratto molto lucrativo col Governo Americano. Non credo vi sia nulla da temere circa la sicurezza delle azioni tanto più che fra breve tempo faremo degli impianti a grande distanza in America pel quali siamo pagati assai bene. Io forse dovrò tornare in America in febbraio (…) E’ probabile che io possa venire in Italia in primavera ma per ora non vi è nulla di certo (…)
Il 6 giugno 1899 Marconi effettua ripetute prove del suo apparecchio sull’incrociatore francese Vienne e South Foreland, presenti il Capitano Gustave Auguste Ferrié ed il Tenente di Vascello Charles Tissot, con ottimo esito. In seguito le prove continuano sempre con esito positivo. Nel luglio-settembre 1899, in occasione delle grandi manovre nautiche militari di luglio ed agosto, Marconi esegue prove tra le navi stesse e la terra (Inghilterra); Marconi è sull’incrociatore “Juno”; distanza 140 Km. In settembre collegamenti tra South Foreland, Wimereux, Harwich e Chelmsford: scambio di messaggi inaugurali tra la British Association of the Engineers e l’Association Francaise pour l’Advance des Sciences. Ancora a settembre, a bordo della nave “Ponce” telegrafa ogni tre minuti le fasi della Coppa America ai giornali “New York Herald” e “Evening Telegraph”; l’ascolto è sulla nave Grande Duchesse, ormeggiata sulla costa (USA); distanza 60 Km. Il 15 novembre 1899 a bordo della nave americana Saint Paul usa i primi circuiti sintonici, riceve notizie dalla stazione di Needles (Irlanda) e stampa il radio notiziario “The Translatlantic Times” (costo 1 dollaro alla copia); distanza 110 Km. A più riprese, e per tutto il 1900, Marconi effettua altri esperimenti col professor Fleming tra Haven Hotel di Poole, Cape Lizard e Saint Catherine sull’Isola di Wight (Inghilterra), utilizzando due circuiti risonanti diversi (Poole – tono A = 600 metri e tono B = 200 metri; Cape Lizard – tono B; Saint Catherine – tono A); indipendenza delle radiocomunicazioni e portata di 300 Km di distanza, oltre la curvatura terrestre e la massa d’acqua in rilievo. Il 20 gennaio 1900, la Wireless Telegraph Trading Signal Co. si trasforma in Marconi’s Wireless Telegraph Company sempre con sede a Londra. Il 2 febbraio 1900 Marconi tiene la prima conferenza, in ordine di tempo nel mondo, sulla Telegrafia senza fili al Royal Institute of Geat Britain di Londra. Il 25 aprile 1900 fonda a Londra un’Associazione per i servizi radio marittimi nel mondo, prima del genere; ottiene sempre a Londra il Brevetto n° 7777, riferito a “Sintonia nei circuiti di trasmissione e ricezione”. Nell’ottobre 1900 inizia la messa a punto della stazione di Poldhu – Cape Lizard (Inghilterra), con collaborazione di eminenti consulenti: professor John Ambrose Fleming, ingegneri Richard N. Vyvyan (costruttore), W.S. Entwistle (capo stazione) e Woodward. Il circuito è complesso, a doppia sintonia e spinterogeno statico, azionato da alternatore e motrice a vapore; l’antenna a struttura filare a cono capovolto (400 fili) è sostenuta da una corona cilindrica di 20 pali, alti 60 metri su un diametro di 120 metri; ritiene di usare onde di 1000 piedi (cioè 303,8 metri). La potenza dell’energia elettrica a disposizione è 30 kw.
Per meglio inquadrare la rilevanza storica della lettera di Marconi sopra descritta, ecco quanto scrive Giuliano Nanni: Dopo aver superato la curvatura della terra, con i tre punti della lettera “S” dell’alfabeto Morse inviati via radio attraverso l’Atlantico (collegamento fra Poldhu – Inghilterra e San Giovanni di Terranova – Canada, avvenuto il 12 dicembre 1901), occorreva dimostrare che quei deboli segnali ricevuti, potevano essere utilizzati per comunicare e trasmettere veri e propri messaggi, superando anche gli ostacoli naturali costituiti principalmente dalle scariche elettriche atmosferiche e dalle grandi estensioni di territorio e di montagne frapposte fra le stazioni radio trasmittente e ricevente. L’impresa non si presentava di facile realizzazione; allo scetticismo della comunità scientifica si univa l’avversità dalle compagnie telegrafiche via cavo che vedevano nell’avvento della telegrafia senza fili, anche sulle grandi distanze, una minaccia alla loro sopravvivenza. Per ostacolare il suo progresso nei collegamenti a grandi distanze le Compagnie dei cavi sostennero anche che il funzionamento delle stazioni ultrapotenti, come quella di Poldhu, avrebbero impedito le comunicazioni radiotelegrafiche delle navi con le altre stazioni costiere; queste voci, riprese anche da alcune riviste scientifiche italiane, non si placarono neppure quando Marconi le smentì a più riprese con dati alla mano, in diverse conferenze. L’ambiente in cui Marconi doveva lavorare per sviluppare la sua invenzione non era dunque dei più favorevoli; anzi, molti aspettavano un suo passo falso per poter dimostrare che non era possibile trasmettere fra continenti divisi dall’oceano o fra stazioni con vasti territori, anche montani, interposti. Dovendo recarsi in America per definire gli accordi relativi alle nuove stazioni di Glace Bay, in Nuova Scozia (Canada) e di Cape Cod (USA), Marconi approfittò del viaggio per eseguire nuovi esperimenti. S’imbarcò il 3 febbraio 1902 sul piroscafo americano “Philadelphia”, munito dei più moderni apparati radio costruiti dalla sua società. Durante la traversata dell’Atlantico, scoprì che, con l’aumentare della distanza fra la stazione trasmittente di Poldhu e quella ricevente posta sulla nave, la luce solare aveva l’effetto di limitare la ricezione dei segnali. Gli fu però anche possibile dimostrare, meno di due mesi dopo il successo della prima trasmissione transatlantica, che i segnali erano ricevuti, durante le ore notturne, a distanze anche superiori, fino a oltre 3000 km, e non erano più segnali deboli e confusi ricevuti con una cornetta telefonica, ma erano messaggi veri e propri registrati sul nastro di carta di un normale ricevitore Morse e controfirmati, come testimonianza, dal comandante della nave e da alcuni passeggeri, che assistevano meravigliati ed increduli agli esperimenti che permettevano di ricevere notizie in tempo reale dalla stazione di Poldhu. Giunto a New York, Marconi mostrò ai numerosi giornalisti che erano ad attenderlo sul molo i nastri di carta con la registrazione dei messaggi, ponendo così fine alle polemiche e alle discussioni sulla possibilità di comunicare attraverso l’Atlantico per mezzo della telegrafia senza fili. Il problema delle scariche elettriche dovute alle cattive condizioni atmosferiche che disturbavano la ricezione sui coherer a limatura di metallo fino ad allora utilizzati, fu affrontato da Marconi studiando e costruendo un nuovo tipo di ricevitore, anche per mettere a tacere le insinuazioni di diversi giornali scientifici che tendevano a sminuire il peso delle sue invenzioni, per dare il maggior merito agli inventori del coherer, in particolare al francese Branly e a chi li aveva successivamente perfezionati. Marconi con la sua grande genialità e la sua proverbiale abilità, anche manuale, pensò di applicare questo principio alla telegrafia senza fili e costruì un ricevitore semplice ma molto affidabile. Il prototipo fu messo a punto a Poole, nei pressi di Helston, all’Hotel Haven dove Marconi alloggiava. Come nucleo magnetico furono utilizzati dei fili di ferro fornitigli da una graziosa fioraia di sua conoscenza che li usava per sostenere il gambo dei suoi fiori. Tutta l’apparecchiatura era contenuta in una scatola di sigari vuota, velocemente rimediata dal suo fidato assistente Kemp, ed era composta da due rocchetti all’interno dei quali scorreva la trecciola formata dai fili di ferro magnetizzati da due grandi calamite a ferro di cavallo; a questo apparecchio era collegato il cornetto di un telefono dal quale si udivano i punti e le linee del messaggio trasmesso in alfabeto Morse. Così nacque il “Detector Magneticum” di Marconi, brevettato il 25 giugno 1902 con il n. 10245, e con il quale l’inventore italiano aveva realizzato “il più pratico, il più costante e il più semplice ricevitore radiotelegrafico” che gli permise di abbandonare il coherer a limatura di metallo e di lasciare alle spalle anche le polemiche che esso aveva procurato. Fino ad allora le trasmissioni a grande distanza erano sempre avvenute in mare aperto. Occorreva ora affrontare il problema delle grandi distese di territorio e di montagne frapposte fra le stazioni radio trasmittente e ricevente, approfittando dell’occasione per sperimentare anche il nuovo detector magnetico. Il problema venne risolto con la campagna di esperimenti eseguiti durante la crociera della Regia Nave “Carlo Alberto” diretta a Kronstad, nei pressi di San Pietroburgo, per partecipare alla visita ufficiale del Re d’Italia Vittorio Emanuele III allo zar della Russia, Nicola II. Durante la navigazione, iniziata il 7 luglio 1902 con la partenza da Dover, Marconi eseguì molti esperimenti di ricezione sia con un paio di detector magnetici sia con alcuni apparecchi a coherer per confrontare, sul campo, il funzionamento dei due tipi di apparecchi ricevitori. La migliore qualità del detector magnetico risultò evidente, anche da quanto l’Ammiraglio scrisse sul giornale di bordo e nella relazione inviata al Ministero della Marina: “… di una semplicità estrema di costruzione, esso non ha bisogno di essere regolato, non si sregola mai: fedele e costante ripetitore di ogni segnale radiotelegrafico, non fallisce mai al proprio scopo, come ho potuto personalmente constatare.” Nonostante i buoni risultati del detector magnetico, con il levar del sole si avvertiva la graduale sparizione dei segnali; con l’aumentare della luce solare venivano confermati i problemi di ricezione dovuti alla luce stessa e che ancora non si riusciva a risolvere, tanto da spingere Marconi ad esclamare simpaticamente in dialetto bolognese “boia d’un såul. Chi sa per quanto tempo ci farai tribolare”. Gli esperimenti proseguirono con successo; i segnali, di notte furono ricevuti fino a 2.000 km, nonostante che fra la nave e la stazione di Poldhu vi fossero interposti non solo il mare, come negli esperimenti precedenti, ma anche vaste zone di territori, montagne comprese. Era la conferma che si poteva superare non solo l’orizzonte marino, ma anche gli ostacoli naturali costituiti da ampie zone di territorio e dalle montagne. A Kronstad Marconi ricevette la visita del Re Vittorio Emanuele III e dello Zar Nicola II. Il 23 luglio la “Carlo Alberto” lasciò la Russia per fare ritorno in Inghilterra dove a Portsmouth partecipò ai festeggiamenti per l’incoronazione del Re inglese Edoardo VII. Terminate le cerimonie, la “Carlo Alberto” riprese il suo viaggio verso l’Italia continuando gli esperimenti. Nella notte fra il 3 e il 4 settembre la nave si trovava a Gibilterra a ridosso della grande rocca naturale alta 500 m a strapiombo sul mare e con gli altopiani spagnoli interposti fra la nave e la stazione di Poldhu. Era una prova decisiva per dimostrare la possibilità di trasmettere oltre gli ostacoli naturali, trovandosi la nave in una posizione critica, all’interno di un grande cono d’ombra. Risolti alcuni problemi che crearono grandi apprensioni, finalmente arrivò da Poldhu il messaggio in modo chiaro. Per ironia della sorte il messaggio era una brutta notizia di cronaca: la moglie dello Zar Nicola II, l’imperatrice di Russia, aveva abortito. Dopo la conferma della possibilità di trasmettere a grandi distanze, anche attraverso vasti territori e montagne e l’invenzione del detector magnetico, un altro grande passo era stato compiuto nel continuo progresso della telegrafia senza fili per opera di Guglielmo Marconi: due stazioni radio, una in Europa, l’altra in Canada, erano potenzialmente pronte a trasmettere messaggi commerciali anche a grandi distanze, a costi contenuti, in aperta concorrenza con il telegrafo a filo delle Compagnie dei cavi sottomarini.
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