Mazzini, Giuseppe: fotografia originale nella quale è ritratto Giuseppe Mazzini seduto a mezzo busto. Albumina in stampa d’epoca applicata su cartoncino e verniciata: la fotografia misura cm. 9,5 x 8. Il cartoncino cm. 10,5 x 6,5. Lo scatto risale al periodo trentennale nel quale Mazzini viveva in clandestinità a Londra: 1860 circa. Al retro, sul cartoncino, le indicazioni a stampa del fotografo D. Lama con sede a Regents Park, Londra. Sul cartoncino, al di sotto dell’immagine fotografica, c’è la firma autografa di Giuseppe Mazzini (uno strato di vernice d’epoca è anche sulla firma). Ben conservata. Non comune.
Giuseppe Mazzini fu il più importante teorico ed ideologo dei movimenti patriotici italiani ed europei. Oltre che un apostolo della rivoluzione politica e il fondatore del primo partito politico italiano, egli fu un pioniere delle campagne per le riforme sociali, uno dei primi avversari di Karl Marx e un efficace critico del comunismo. In Inghilterra si conquistò l’ammirazione di Dickens e di Meredith, i più noti scrittori dell’epoca; era letteralmente idolatrato dal poeta Swinburne ed era ospite gradito in casa di persone quali John Stuart Mill. Mazzini fu un fervido ed appassionato lettore: gli autori che più lo entusiasmavano erano Dante, Foscolo e Byron in cui vedeva i profeti di un’Italia unita e repubblicana. Egli trascorse 41 dei suoi 67 anni di vita in esilio, condannato a morte e bandito da quasi tutti gli Stati italiani, costretto a nascondersi continuamente. La polizia lo teneva sotto stretta sorveglianza: conosceva, grazie ai suoi informatori, le sue lettere, il suo vocabolario in codice, e i reagenti chimici occorrenti per leggere i suoi messaggi scritti con inchiostro invisibile. Mazzini fu un raffinato pensatore, spesso con idee molto lungimiranti per i tempi in cui furono da lui formulate. Questa sua raffinatezza di pensiero e grandezza d’animo gli fu riconosciuta dai molti importanti personaggi che lo frequentarono a Londra; la sua fama sul territorio inglese permise di fare conoscere anche alle classi moderate e popolari la questione italiana, cosa che ebbe un notevole peso sulle vicende del Risorgimento. Ecco cosa scriveva di lui John Stuart Mill: (…) Ho, per Mazzini, la più grande ammirazione, e, anche se non sono d’accordo col suo modo di operare, non mi attento a criticarlo, perché sono convinto che a lui soprattutto si debba l’unità e la libertà dell’Italia. Arnold Toynbee asseriva che il vero maestro della nostra epoca non è Adam Smith, né è Carlyle, per quanto grande egli fosse: il vero maestro della nostra epoca è Mazzini. Swinburne avrebbe a sua volta detto della loro amicizia che era stata il più grande onore della mia vita, e una delle mie gioie più grandi e più pure. Bakunin scriveva che Mazzini è l’essere umano più nobile e più puro che io abbia incontrato in tutta la mia vita; (…) il fatto che esista un uomo come lui basta, da solo, a dimostrare che, in un’Europa in declino, l’Italia è ancora sempre una nazione grande e vigorosa. (…) E’ stato Mazzini ad aprire gli occhi e a fare da guida ai giovani patrioti nel momento cruciale del Risorgimento italiano: quella è stata la sua opera, grande e immortale. Friedrich Nietzsche lo definì una delle persone più eroiche e più nobili di quell’epoca: non avrebbe mai dimenticato le sue conversazioni con Mazzini. Anche Gandhi considerava Mazzini un eroe, insieme a Tolstoj, anche per la sua condanna esplicita del nazionalismo e del colonialismo: Mazzini non esalta l’individuo a scapito della nazione come fanno i discepoli di Rousseau; né esalta la nazione a scapito dell’individualismo, come tende a fare Hegel; né l’umanità a scapito dell’una o dell’altro, secondo l’incorreggibile aberrazione di Comte. Mentre riconosce a ciascuno di quei momenti una sua particolare funzione, Mazzini allo stesso tempo si rende pienamente conto che nessuno di essi può esprimere tutte le proprie energie senza la partecipazione degli altri; che ciascuno di essi è condizionato, assolutamente, dagli altri; e che solo in misura estremamente ridotta è possibile delimitare la sfera d’azione di ciascuno. (…) Mazzini traccia contemporaneamente i confini oltre i quali l’istinto della nazionalità diventa pericoloso, o, anche, dannoso. Negando che quell’istinto sia un principio definitivo e assoluto, lo subordina sempre alle più ampie esigenze dell’umanità; e afferma che il libero sviluppo dello spirito nazionale finché serve a quel fine è solo un bene: non appena contrasta con esso diventa un enorme male.
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