De Pisis, Filippo: lettera autografa firmata di due pagine (20,5 x 13,5 cm) indirizzata al direttore della rivista Humanitas: Piero Delfino Pesce: 25. 1. 1917. Rari gli autografi di De Pisis di questa data.
(…) Non so con che parole ringraziarla della sua gentile lettera, scusi se non le ò risposto subito; aspettavo di avere pronto questo articolo da inviarle. Se Ella non pubblica quello sul Leopardi, e una corrispondenza da Ferrara per la Rubrica delle notizie dalle varie città, mi rimandi i manoscritti, gliene sarò grato. Ella mi dice che io sono stato avaro di scritti e di articoli: gli è che io temevo di mandarli al vuoto, dopo che ella non si fece più vivo e non rispose mai alle mie ripetute lettere. Io so però, e per esperienza, ben compatirla! Chi è coperto da monti di corrispondenza non può rispondere a tutti. Spero di vedere presto su Humanitas questo articolo e porgo distinti saluti (…)
Interessante lettera che evidenzia il tentaivo del giovanissimo De Pisis di trovare una strada come letterato. Ancora incerto infatti fra la via della pittura e quella della narrativa, influenzato dalla conoscenza fatta a Ferrara di De Chirico e del fratello Savinio, De Pisis cerca una strada per uscire dall’ambiente familiare che gli pesa sempre di più; saranno soltanto i brevi soggiorni a Roma e a Parigi all’inizio degli anni Venti ad aprirgli nuovi orizzonti pittorici e a fornirgli nuovi spunti per la scrittura. Inizia a rielaborare un suo stile fatto di suggestioni e soggetti del tutto originali. Piero Delfino Pesce fu il fondatore della rivista pugliese Humanitas, che ebbe vita dal 1911 al 1924. Humanitas fu uno dei tentativi più riusciti nel panorama nazionale di sprovincializzare la cultura italiana, facendo conoscere il meglio del dibattito che si svolgeva negli e sugli altri paesi, attraverso collaborazioni di prestigio. La rivista non soltanto contribuì efficacemente a «sprovincializzare» certi ambienti meridionali, ma soprattutto affrontò alcuni essenziali temi-chiave, dagli equivoci della politica protezionistica alla battaglia contro la privatizzazione dell’acqua, alla piaga dell’analfabetismo. Non è tutto, perché uno degli aspetti più originali di Humanitas chiama in causa le capacità di Piero Delfino Pesce di lasciare piena libertà a collaboratori che venivano da esperienze decisamente diverse. D’altra parte, basta scorgere i nomi dei molti che scrissero sulla rivista o che la lessero per comprenderne l’importanza: Eugenio Chiesa, Napoleone Colajanni, Alfonso Leonetti, Anton Giulio Bragaglia. La fine della rivista si ebbe nel dicembre 1924, con la distruzione della tipografia da parte degli squadristi, particolarmente irritati dal fatto che la pubblicazione, dopo il delitto Matteotti, aveva accentuato in modo sempre più esplicito e combattivo la propria posizione politica, anche perché in quel frangente Pesce aveva ritenuto imminente la fine del fascismo.
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