Conte, Bruno: Inmargini. Opera originale realizzata con un block notes di cm. 18 x 24 sulla cui copertina è stato applicato un foglio con un piccolo intervento nella parte centrale; in alto il titolo manoscritto e la data, 1990; in basso la firma di Bruno Conte. Il notes è composto da 15 fogli di cartoncino legati con una spirale rossa, ai margini dei quali, sia al fronte che al retro, Bruno Conte è intervenuto con tecniche miste: collages, acquerelli colorati, matite colorate, lapis. Opera unica in perfetto stato di conservazione.
Bruno Conte è uno dei personaggi più garbati, più segreti, e più affascinanti che, nella mia lunga frequentazione di pittori e scultori, abbia incontrato e ammirato. Venne a trovarmi nel giugno del 1972. Aveva costruito una valigia in legno compensato con una parete a incastro che si sfilava. Più che una valigia, era una scatola a sorpresa, visto l’imprevedibile contenuto. Tirò fuori tanti mirabili piccoli “organismi” in legno bianco. Non erano sculture; al momento, per definirli, non mi viene altro termine. Forse la parola organismo riesce ad evocare la sottile complessità che contraddistingue la materia vivente. Perché queste “cose” godevano, e lo penso ancora, di una vita propria. Lo penso io ma, ne sono sicuro, lo crede anche Bruno Conte. Basta guardare le due foto affiancate, pubblicate in una sua monografia, che lo ritraggono; nella prima lo si vede all’età di diciannove anni: stringe a sé, con espressione intensamente possessiva, un gattino. L’altra foto, scattata ventiquattro anni dopo, lo mostra mentre trattiene, con lo stesso gesto e la medesima espressione assorta, una sua creazione-creatura. Sarebbe il caso di coniare un neologismo per questi oggetti magici che riuscivano e riescono tutt’ora a tradurre in un linguaggio sorprendentemente nuovo e fresco l’esigenza insopprimibile che ci abita di rinnovare la realtà a ricreare il mondo a misura dei nostri desideri. Così egli materializza, in una dialettica delle forme che si aprono e si chiudono per intrappolare i nostri sogni, visioni euclidee, enigmatiche, ieratiche, irrazionali, oniriche, erotiche. A distanza di anni è ancora viva l’emozione che provai nell’assistere, con intenso diletto, a quella che oserei chiamare una lucida operazione di palingenesi immaginifica. Arturo Schwarz
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