Prezzo: disponibile a richiesta
Autore: Davidson, Bruce
Titolo: fotografia
Data: 1968

Davidson, Bruce: gelatina ai sali d’argento su carta baritata. Fotografia originale in bianco e nero nella quale è raffigurata una celebre scene tratta dal film di Michelangelo Antinioni Zabriskie Point: 28 x 35 cm. Al retro note a biro ed etichetta “Bruce Davidson. 1968 Magnum Photos”. Bella fotografia in stampa d’epoca (1968) in ottimo stato di conservazione; provenienza: eredi Edoardo Bruno, critico cinematografico, dal 1950 alla morte direttore della rivista “Filmcritica”, fondata a Roma con l’apporto di Umberto Barbaro, Galvano Della Volpe, Roberto Rossellini e Giuseppe Turroni.

Nel 1958 Davidson divenne membro associato dell’agenzia Magnum Photos e un membro a pieno titolo un anno dopo. Durante l’estate del 1959 e, per coincidenza, solo due anni dopo la premiere di West Side Story, attraverso un assistente sociale entrò in contatto con adolescenti senzatetto e travagliati che si chiamavano Jokers e dopo averli fotografati per 11 mesi produsse Brooklyn Gang. Attraverso l’agenzia nel 1961 ricevette il suo primo incarico di fotografare l’alta moda per Vogue, e fu assegnato dal New York Times a coprire i Freedom Riders nel sud. L’incarico di Freedom Riders nel sud portò Davidson a intraprendere un progetto documentario sul movimento per i diritti civili. Dal 1961 al 1965, ha raccontato i suoi eventi e gli effetti in tutto il paese. Il presidente Johnson organizzò il “Programma di fotografia della Casa Bianca”, diretto da John Szarkowski del Mamo, attraverso il quale il progetto di Davidson fu utilizzato per umanizzare i poveri e dimostrare l’urgenza dell’azione del governo. A sostegno del progetto, Davidson ricevette una Guggenheim Fellowship nel 1961 e il progetto fu esposto nel 1963 al Museum of Modern Art di New York; il curatore John Szarkowski incluse le immagini del progetto in una mostra personale su Davidson del 1966, e furono anche incluse in The Negro American, una raccolta di saggi del 1966 sullo status degli afro-americani. Dopo aver completato la sua documentazione del movimento per i diritti civili, Davidson ricevette la prima borsa di fotografia mai realizzata dalla National Endowment for the Arts di 12.000 dollari. Nel 1964 Davidson divenne istruttore presso la School of Visual Arts di New York e continuò a produrre per Vogue; Philip Johnson nella sua casa di vetro, Andy Warhol nel suo loft, Cristina Ford nel suo cortile offrirono un laboratorio di fotografia nel loro studio del Greenwich Village a Davidson per realizzare i suoi progetti. Il successivo progetto di Davidson, pubblicato nel 1970 come East 100th Street – è una documentazione di due anni della povertà degli isolati a East Harlem. La sua celebre serie di ritratti ambientali fu scattata su una pellicola di grande formato con un banco ottico. Il progetto fu anche esposto al Museum of Modern Art nel 1970 e i soggetti del progetto biennale di Harlem furono invitati all’inaugurazione della mostra dopo che Davidson aveva già presentato duemila stampe alle persone sugli isolati. Davidson ha anche lavorato per il cinema; famosi sono le sue fotografie per Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Nel luglio del 1968, il regista italiano Michelangelo Antonioni invitò Bruce Davidson a Los Angeles per girare la realizzazione di Zabriskie Point, il suo primo (e unico) film realizzato in America. Il film era uno studio sulla controcultura che aveva attanagliato la gioventù americana negli anni ’60, e il fotografo americano – un maestro documentatore delle comunità – era una scelta naturale. Antonioni si stava ancora godendo il successo commerciale e di critica del suo thriller del 1966 Blow up, un giallo ambientato nel vortice edonistico della swinging London, e gli studi della MGM nutrivano grandi speranze per la sua prima impresa americana; avevano investito 7 milioni di dollari nella creazione di Zabriskie Point, sperando di coinvolgere la generazione del Vietnam con i suoi temi di amore libero, attivismo politico e anti-consumismo. Ma quando il film uscì nel 1970, fu un enorme flop, criticato aspramente per i suoi personaggi vacui e guadagnando solo $ 900.000 al botteghino degli Stati Uniti. Il critico cinematografico Roger Ebert scrisse: “Questo è un film così sciocco e stupido, tutto appesantito da un bagaglio ideologico che chiaramente non capisce, che la nostra reazione immediata è la pietà”. Dopo 50 anni, tuttavia, Zabriskie Point è stato ampiamente rivalutato come un classico di culto, celebrato per la sua cinematografia ipnotizzante, la colonna sonora rock e l’autentico ritratto dello spirito del tempo hippie (entrambi i suoi protagonisti, Daria Halprin e Mark Frechette, non erano attori professionisti). Le fotografie sul set di Davidson delle sue location mozzafiato e dei suoi giovani protagonisti eccezionalmente fotogenici, offrono una visione avvincente dell’impressionante produzione e dell’approccio pratico di Antonioni. È interessante notare che, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sui momenti più cinematografici di Zabriskie Point, Davidson si impegna silenziosamente a trasmettere il proprio dietro le quinte, concentrandosi sul processo di realizzazione del film; nei suoi scatti spesso include attrezzature delle riprese creando effetti sorprendenti. Davidson ha un vero talento nel rappresentare i suoi soggetti in un modo che sembrino allo stesso tempo naturali e composti. Le fotografie realizzate da Davidosn attestano la sua attitudine a fondersi perfettamente con la lavorazione del film al fine di perseguire i suoi obiettivi artistici. Il risultato è l’interpretazione di un artista americano della cultura americana attraverso il punto di vista di un artista italiano, qualcosa che non poteva che divertire il notoriamente enigmatico e sperimentale Antonioni.

Richiedi Informazioni