Prezzo: euro 900
Autore: Giacomelli, Mario
Titolo: Fotografia originale
Data: Anni Ottanta

Giacomelli, Mario: Senza titolo. Fotografia originale della serie Vita d’ospizio, o Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. La fotografia è stampata su pregiata carta baritata: 20,5 x 27 cm. Gelatina ai sali d’argento in stampa d’epoca: 1980/83. Al retro timbro a tampone nero “Mario Giacomelli”. Al retro nota autografa di Giacomelli: senza titolo 1980/83. In ottimo stato di conservazione.

(…) Sono andato lì per un anno, nell’ospizio di Senigallia, per ambientarmi, capire, e ho imparato molte cose, poi due anni per fotografare; le cose più importanti sono quelle che non sono riuscito a fotografare, quelle che però mi hanno dato di più. Per esempio c’è l’orario d’ingresso, ed in tre anni una vecchietta quando entravano i parenti aspettava il figlio, e guardava ognuno che entrava per vedere se era lui e giustificava sempre il figlio dicendo: poverino, magari chissà quanto ha da lavorare; però in tre ani nessuno è mai andato a farle visita a questa vecchietta, e questo non potevo fotografarlo… La serie nominata Vita d’ospizio, realizzata con fotografie scattate tra il 1955 e il 1957, è affiancata da una nuova serie che porta il titolo di una poesia di Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, realizzata con fotografie scattate tra il 1966 e il 1968, quando Giacomelli ritornerà a fotografare gli anziani della casa di riposo di Senigallia, dove tornerà ancora più volte fino alla metà degli anni Ottanta. La visione della morte imminente che regna in quel luogo non è affatto cambiata per Giacomelli, e il fatto che ne riprenda il tema mostra che questo soggetto non è per nulla esaurito; gli sguardi appannati di donne e uomini alla fine del cammino della loro vita, la rovina del fisico e la separazione dal mondo, la fine di sé e implicitamente le questioni che una vita non è bastata a risolvere sono ancora questioni urgenti per il fotografo: (…) Dopo aver lottato tutta una vita, perché la fine di una vita deve essere questa… più che quello che vedevo, volevo rendere quello che avevo dentro di me: la paura di invecchiare, non di morire, il disgusto per il prezzo da pagare per una vita (…) I titoli diversi che negli anni la serie ha avuto – Ospizio, Vita d’ospizio, Non fatemi domande, E io ti vidi fanciulla, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi – testimoniano il profondo coinvolgimento che queste opere suscitano nell’autore. Un luogo legato anche alla sua vicenda familiare, dato che la madre ha lavorato per anni nell’ospizio. (…) Ho fatto in modo di essere uno di loro, come loro. Non sentivano più la macchina fotografica addosso…

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