Superstudio: Un viaggio nelle regioni della ragione. Serigrafia originale (70 x 80 cm.) senza data ma stampata nel 1971, tirata in 500 esemplari. Timbro a tampone blu Superstudio nel margine bianco basso a destra, e monogramma Natalini a matita. In ottimo stato di conservazione.
Superstudio nasce a Firenze nel 1966 come studio di architettura grazie a Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia. Il manifesto esposto nella prima mostra afferma: La Superarchitettura è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman, della benzina super. La Superarchitettura accetta la logica della produzione e del consumo, operando su di essa un azione di demistificazione. L’architettura viene vista come uno strumento per cambiare il mondo e la società in pieno stile avanguardistico. L’architettura radicale in particolare, di cui i Superstudio fanno parte, considera come primo elemento essenziale per il cambiamento la complessità e intravede nella molteplicità dei linguaggi un fattore positivo. Sono stabilite le tre categorie di ricerca base: l’architettura dei monumenti, l’architettura delle immagini e l’architettura tecnomorfa. Da questo punto di partenza Superstudio elabora i lavori di architettura concettuale e i vari progetti che racchiudono tutti questi ambiti vengono raccolti nel primo catalogo Un viaggio nelle regioni della ragione. Con la mostra Superarchitettura, si inaugura l’attività sperimentale che continua negli anni successivi e incrocia trasversalmente design, video e progetti utopici. Il lavoro dei Superstudio deriva da un’esperienza movimentista, un lavoro in una specie di terra di nessuno, che era quella che si stendeva tra l’arte e il design, tra la politica e l’utopia, tra la filosofia e l’antropologia, era un tentativo di critica radicale e da qui forse il nome di architettura radicale, di critica radicale alla società, intesa non tanto e così semplicemente come società dei consumi, ma come tutto il contesto nel quale ci troviamo a lavorare. La prima strategia che attua Superstudio è quella chiamata “Design d’invenzione e design d’evasione”, attraverso la quale prende piede una profonda critica dell’eredità funzionalista: il Superdesign riutilizza le tecniche compositive Dada e applica il nomadismo culturale attraverso la commistione disciplinare, privilegiando l’ambiguità invece della unità linguistica. Allo stile componibile e flessibile tipico del design degli anni ’60, Superstudio contrappone oggetti solidi e immobili, in qualche modo aggressivi nella loro presenza. Intorno alla fine degli anni 60 si arriva alla conclusione che in ogni caso tutta la produzione si basa su un mondo tutto consumo e la volontà di distaccarsi da questo tipo di design porta alla creazione del catalogo Istogrammi d’architettura dove la natura viene raffigurata serena e immobile e l’uomo finalmente si può riconoscere in essa. Con Monumento Continuo Superstudio utilizza l’architettura come mezzo critico che la porta a fondersi insieme alla natura in un unico progetto, si attua quindi un percorso di ibridazione che ricongiunge l’uomo in uno stato di armonia e di equilibrio con l’ambiente circostante. L’architettura diventa quindi un’opera aperta contraddistinta da un approccio ambiguo e dalla non soluzione, un work in progress in costante tensione per la molteplicità delle possibili letture.
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