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Autore: Bertolucci, Attilio
Titolo: Fuochi di Novembre
Editore: Minardi
Data: 1934

Bertolucci, Attilio: Fuochi di Novembre, Parma, Alessandro Minardi, 1934, 22,5 x 15,5 cm. Brossura editoriale con sovracoperta stampata su carta paglia; pp. 46, (2). Tiratura di 250 esemplari numerati, dei quali 200 su carta di sparto (nostro). Esemplare ben conservato. Seconda opera pubblicata da Bertolucci. Edizione originale, non comune.

La poesia nasce molto spesso da una occasione esterna. Mi piace molto flâner e in questo girovagare certe immagini, anche certi piccoli fatti mi entrano dentro e lì dentro, come dire, sedimentano anche per giorni e per mesi. Attilio Bertolucci. (…) Attilio Bertolucci ci fa, chissà perché, tornare indietro con la memoria, a tempi più incerti ma più aperti, quando non si incontravano ancora sulla via della poesia quotidiana le bacchette dei vigili a regolare il traffico. Eugenio Montale (…) Bertolucci accoglie e restituisce con estrema fedeltà il dono dell’aria e delle ore, certe cose che si provano qui è inutile tentare di esprimerle in modo diverso da come lui le ha espresse. Vittorio Sereni

Nel 1934 Bertolucci partecipa al concorso Littorali della Cultura a Firenze, dove si classifica secondo dietro a Sinisgalli, con una lirica La fagiana poi ripresa in Fuochi di Novembre con il titolo Ancora la bella dormiente. (…) Fortunatamente non arrivai che secondo – scrive Bertolucci in I giorni di un poeta – il primo risultò il mio amico Leonardo Sinisgalli, cui toccò l’avventura, è ancora oggi terrorizzante per me l’idea del pericolo scampato, di essere presentato al duce nei viali di Villa Torlonia (…) A me come premio toccò una crociera in Grecia, ma mi guardai bene dal profittarne: presentai un certificato medico comprovante la mia, fra gli amici ormai leggendaria, nevrosi cardiaca (…) Alla sua uscita, Fuochi in Novembre viene recensito positivamente da lettori d’eccezione quali Solmi, Montale (su “Pan”, con un articolo fondamentale) e Gatto, e richiama l’attenzione fra gli altri di Ungaretti e Adriano Grande. Di “Fuochi” si parlava ieri con Grande – scrive Ungaretti a Bertolucci il 17 luglio del 1934 – e naturalmente per dirne tutto il bene che ne pensavamo. E Grande vorrebbe che in “Circoli” se ne parlasse, ma a chi rivolgersi? (…) Non viene mai a Roma? Sarei contento di stare un po’ con Lei. Sarebbe un’occasione per rileggere insieme Fuochi e dirLe ancora che è libro di vera poesia (…)

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