Betocchi, Carlo: Cuore di primavera, Padova, Rebellato, 1959, 17,5 x 12, 5 cm. Brossura editoriale con sovracoperta; pp. 119, (9). Fascetta editoriale conservata. Edizione originale.
C’è un punto ideale nella storia di ogni poeta in cui la distinzione tra prosa e poesia sembra un limite o un arbitrio insostenibile: un punto in cui la lingua è una. Con misura e fermezza Betocchi si è collocato in quel punto non dovendo per questo discendere ma anzi salire. Mario Luzi
(…) più che toscano, italiano all’antico modo romanico, sia per il cristiano realismo della stringatissima ispirazione, la quale pur tenendo l’occhio costantemente puntato al cielo non perde mai di vista la terra e le sue stagioni (gli uomini e le loro fatiche), sia per l’asciuttezza quasi frustante del linguaggio, qui più che mai vicino alla plasticità e all’incisività, così popolata di schietta gente nostra alla vigna o all’incudine di certi Mesi dell’anno che fregiano tante antiche cattedrali o chiesuole sparse da un capo all’altro d’Italia. Giorgio Caproni
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