Caillois, Roger: Les impostures de la poésie, Paris, Gallimard, 1945, 19,5 x 14,5 cm. Brossura editoriale; pp. 88, (8). Dedica autografa firmata di 4 righe di Caillois. Edizione originale nella tiratura corrente.
Roger Caillois è uno dei grandi sconosciuti della cultura europea. Il suo nome aleggia nei libri e nei discorsi a proposito di molti e differenti oggetti e temi: il gioco, il mimetismo, le pietre, la teoria della letteratura, l’antropologia, il romanzo poliziesco, il sogno, il fantastico, Borges e altro ancora. Caillois esordisce giovanissimo, in seno al gruppo surrealista. Non ha ancora ventun anni che Breton lo arruola. Ma presto si distacca da lui per percorrere una sua strada solitaria. Lungo questo tragitto incontra ben presto filosofi e scrittori come Bataille, Klossowski, Leiris. Insieme fondano il Collegio di Sociologia, luogo oggi mitico, in cui l’allievo di Marcel Mauss, e il filosofo Georges Bataille, fanno le prime prove generali del loro pensiero, e in cui scandagliano nell’epoca dei fascismi trionfanti un’idea post-politica della politica stessa. Caillois esce da questa esperienza con una propria teoria del sacro e del mito, due temi con cui si misura in anticipo su tutta la cultura europea. Poi viene il lungo periodo del soggiorno sudamericano, in Argentina, dove resta bloccato dallo scoppio della guerra. È un altro anello della sua lunga catena. Lì entra in contatto con tutta quella letteratura che poi, al ritorno in Francia, ci aiuterà a scoprire attraverso una collana narrativa: è la scoperta di Borges e degli altri scrittori del cono sud del mondo. Già questi brevi accenni biografici basterebbero a riempire una vita.
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