Cattafi, Bartolo: L’osso, l’anima, Milano, Mondadori, 1964, 19,5 x 13 cm. Tela editoriale con sovracoperta; pp. 318, (12). Dedica autografa firmata e datata (1965) di Cattafi al poeta visivo Lamberto Pignotti. Lievi tracce d’uso ai margini della sovracoperta. Due leggere sottolineature a matita di Pignotti. Edizione originale.
Probabilmente il libro più importante di Bartolo Cattafi, nonché un classico irrinunciabile della poesia italiana contemporanea. Come ha scritto Giovanni Raboni nel risvolto di copertina, Cattafi si avventura adesso in uno spazio indeterminato, sfiorando, «in continua tensione con l’inconoscibile e l’ineffabile, i limiti stessi della comunicazione». Sempre all’erta di fronte al dubbio e all’imprevisto, la poesia di Cattafi giunge ai suoi esiti stilistico-espressivi più originali, mescolando la carica conoscitiva che appartiene ai generi aforistico ed epigrammatico allo schiudersi nostalgico di una vena memoriale. L’elemento autobiografico, così intimamente connaturato alla lirica cattafiana, è rielaborato fino a farsi espressione più alta di un destino tragico ma necessario. Contrario a quelle che lui stesso definisce «le fredde determinazioni dell’intelligenza, le esercitazioni (sia pure civilissime), le sperimentazioni che furbescamente o ingenuamente tentano l’impossibile colpo di dadi», Cattafi ci restituisce la sua prima e mai abbandonata intuizione: che la poesia, nella sua essenza, sia «un modo come un altro di essere uomini».
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