Cerati, Carla: La cattiva figlia, Frassinelli, Milano, 1990, 21×13 cm. Cartone editoriale con sovracoperta, pp 262, (2). Dedica autografa firmata all’amica Rossana Ombres, scrittrice, giornalista, critico letterario de La Stampa, e soprattutto poetessa, prima donna a vincere il Viareggio, nel 1974, con Bestiario d’amore. Edizione originale.
La cattiva figlia è una indagine sul delicato e difficile rapporto fra madre e figlia e, soprattutto, sulla difficile convivenza fra persone appartenenti a generazioni diverse. Il romanzo inscena lo scontro di due volontà e di due temperamenti inconciliabili, di due generazioni che non riescono quasi più a parlarsi. La svolta antiautoritaria del ’68 finì, afferma l’autrice, per separare esperienze, impulsi e tensioni che contrapposero gli uni agli altri, senza possibile mediazione, anche gli appartenenti a una stessa famiglia. Nel romanzo, Giulia, una donna cinquantenne si trova, nel periodo della propria esistenza in cui ha raggiunto la maturità psicologica e professionale ed è autonoma economicamente a dover convivere con la madre, rimasta vedova e ormai alle soglie degli ottant’anni. Ne scaturisce un rapporto difficile, complicato, contraddittorio, che porterà Giulia, la figlia, ad interrogarsi sull’identità della propria madre. Soltanto dopo aver approfondito, con una ricerca rabbiosa, i connotati psicologici e caratteriali della madre Ida, attraverso la costruzione della sua biografia, Giulia troverà una seppur precaria tranquillità. La Cerati non suggerisce al lettore rimedi infallibili o facili consolazioni; le difficoltà persistono, i problemi non si annullano quasi per incanto: il conflitto fra madre e figlia, pur attenuato, dura sino alla morte dell’anziana mamma, forse persino oltre, in un continuo avvicendarsi di rancori, rimorsi, egoismi, necessità, rimpianti, fraintendimenti, rabbie e delusioni.
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