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Autore: Govoni, Corrado
Titolo: Fluato magico
Editore: Roma
Data: 1932

Govoni, Corrado: Il flauto magico. Poesie, Roma, Al tempo della Fortuna, 1932, 20,5 x 13,5 cm. Brossura editoriale; pp. 226, (6 con una bibliografia delle opere di Govoni). Uno dei 500 esemplari numerati stampati su carta vergé Fabriano. Bella e lunga dedica autografa firmata e datata (1934) di Corrado Govoni al bizzarro medico e chirurgo Angelo Signorelli, il quale ospitò nella sua casa romana in un salottino con poltrone impagliate a vista sul giardino, di giorno un ambulatorio medico dedicato sopratutto alla cura dei bambini poveri di Trastevere; di sera un frequentatissimo salotto artistico-letterario. Angelo si fece mecenate di giovani artisti della sua generazione, spesso in difficoltà economiche, come Armando Spadini, Ardengo Soffici, Filippo De Pisis, Giorgio De Chirico, di cui fu il primo acquirente in Italia. Tra i letterati suoi amici erano: Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Giuseppe Ungaretti, Umberto Zanotti Bianco, Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro, Corrado Govoni. Al grande infaticabile alleviatore del male della vita umana Angelo Signorelli, con ammirazione e riconoscenza … Precede la dedica la firma autografa di Corrado Govoni datata Levanto 22 Agosto XI. Dorso con leggeri segni di fenditura ma intatto e compatto; piccole gore al margine esterno della copertina anteriore. Interno in perfetto stato di conservazione. Volume ancora intonso. Edizione originale.

Ho sempre amato le cose tristi, la musica girovaga, i canti d’amore cantati dai vecchi delle osterie, le preghiere delle suore, i mendicanti pittorescamente stracciati e malati, i convalescenti, gli alunni malinconici pieni di addii, le primavere nei collegi quasi timorose, le campagne magnetiche, le chiese dove piangono indifferentemente i ceri, le rose che si sfogliano su gli altarini nei canti delle vie deserte in cui cresce l’erba: tutte le cose tristi della religione, le cose tristi dell’amore, le cose tristi del lavoro, le cose tristi delle miserie (Corrado Govoni). La raccolta poetica Il flauto magico si articola su due registri ben definiti; il primo che si può far risalire al crepuscolarismo e alla dichiarazione di Govoni qui riportata; il secondo che orienta Govoni verso una prospettiva di poeta-vate. Quest’ultimo atteggiamento è piuttosto evidente nella poesia “Saluto a Mussolini”, la penultima della raccolta, le cui ragioni si devono trovare più che in una adesione sincera di Govoni al fascismo, in inderogabili questioni pratiche alle quali il poeta non poteva più sottrarsi.

All’inizio degli anni ’20, i problemi economici di Govoni lo spingono a chiedere a Mussolini (il quale, in piena coerenza con la sua politica dittatoriale, controlla tutte le richieste degli impiegati statali) una somma di denaro che sarà quasi subito l’occasione di un equivoco tra il dittatore e il poeta. Il carattere «politico» di quell’equivoco non è stato chiaramente stabilito, ma la vicenda prendeva lo spunto da un «ringraziamento mancato» del poeta a Mussolini: un ringraziamento aspettato in cambio delle somme di denaro concesse. Mussolini, in seguito a vari scambi epistolari amministrativi, decretò la disgrazia di Govoni lasciando alla gerarchia amministrativa l’impegno di castigarlo, costringendolo in particolare a dare le dimissioni dal suo impiego alla SIAE, insieme ad altri due colleghi (Guido Milanesi e Pietro Mascagni). Il caso comincia propriamente il 27 maggio 1931 a Roma, con una lettera di Govoni in forma di supplica, che chiede un aiuto economico. Gli vengono attribuite 10 000 lire e, nel luglio 1931, Mussolini s’informa se Govoni «(…) ha mai ringraziato delle 10 000 lire che gli abbiamo dato?». Avendo l’amministrazione verificato l’assenza effettiva di ringraziamenti, segue una serie di scambi di biglietti al termine della quale Mussolini viene informato di come Govoni abbia pretestato un «disguido postale» come motivo del mancato ringraziamento. Il 29 agosto 1931, un biglietto di Mussolini considera l’«incidente chiuso». Tuttavia, il 28 settembre, Forges Davanzati, uno dei responsabili amministrativi, denuncia vari atteggiamenti di Govoni, e la delazione viene chiaramente segnalata anche all’interessato, il quale cerca di rientrare nelle grazie di Mussolini in un periodo che corre dal 1932 al 1933. Uno dei primi tentativi sarà proprio la poesia dedica al Duce e inserita nella raccolta Il flauto magico. A quel punto, il caso potrebbe concludersi anche con un nulla osta, ma sembra che Govoni sia caduto definitivamente in disgrazia. A dir il vero, si era ovviamente emarginato per via di un comportamento a quanto pare troppo disinvolto sia nei confronti di Mussolini che dei responsabili amministrativi. A conclusione del «malinteso», un biglietto del 17 settembre 1934, non firmato, dichiara: «Corrado Govoni è fior di mascalzone a meno che non sia diventato matto. L’Ufficio Stampa ha sequestrato bozze di un volume antifascista, antimussoliniano, antiumano. Corrado Govoni ha sino ad oggi percepito 2 mila mensili dall’U.S. senza corrispettivo.» Poco tempo dopo lo scrittore è costretto alle dimissioni dal suo impiego di vicedirettore della sezione libro della SIAE. L’illusione di poter contare su appoggi politici era entrata in contraddizione ovvia (tranne forse per Govoni stesso, intento a cercar di sopravvivere) con la sua indole naturalmente orientata all’indipendenza, come lo dimostra per esempio il suo atteggiamento critico rispetto al futurismo e a Marinetti, di cui testimonia una lettera a Aldo Palazzeschi in cui viene detto: «È superfluo qui che io ti dica quale piccola parte abbia sempre presa nello svolgimento del futurismo in quanto propaganda ed esteriorità, perché tu sai bene che io ho fatto sempre le mie riserve su tutto quello che sosteneva come vangelo Marinetti e che io non ho mai esibito (e tanto meno le ho approvate) nelle così dette serate futuriste».

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