Petroni, Gugliemo: Il mondo è una prigione, Roma, Botteghe Oscure, 1948, 23,5 x 15 cm. Brossura editoriale; pp. 85. Alla prima carta, leggermente stropicciata in basso, discreta firma di appartenenza di Federico De Vecchi. Rarissimo estratto originale del libro di Petroni qui pubblicato per la prima volta, e poi stampato da Mondadori nel 1949. Edizione originale. All’interno del volume vi sono 2 pagine e mezzo dattiloscritte, con numerosissime correzioni autografe (32 x 20 cm.), del giornalista e critico cinematografico Edoardo Bruno, dal titolo Il mondo è una prigione. Si tratta di un’interessante recensione del 1949 al libro di Petroni.
Scritto nel 1945 il libro di Guglielmo Petroni racconta i trentatré giorni di prigionia trascorsi dall’autore nelle mani degli aguzzini nazifascisti tra il 3 maggio e il 4 giugno 1944. Annoverato tra i capolavori della letteratura resistenziale, Il mondo è una prigione è in realtà un classico, un testo che continua a parlare ai lettori di oggi con la stessa forza che colpì chi lo ebbe tra le mani quando uscì per la prima volta in volume nel 1949. Tra il 3 maggio e il 4 giugno 1944 il giovane letterato Guglielmo Petroni viene arrestato dai nazifascisti e condotto in carcere, dove subisce interrogatori e torture. Finché, con l’arrivo degli Alleati, viene salvato dalla condanna a morte. Nuovamente libero, affronta il faticosissimo viaggio verso la città natale in preda a una sorta di smarrimento esistenziale e di spaesamento, senza nemmeno il conforto della solidarietà da parte di contadini affamati e induriti dalla dittatura e dagli stenti. Rievoca il tempo appena trascorso e ne ricava il dubbio che forse, in assenza di autentica comprensione del prossimo e di vicinanza reciproca, non solo il carcere, bensì tutto il mondo si rivela una prigione. Questo libro è considerato uno dei migliori esempi di memorialistica resistenziale.
Fuori della porta della prigione mi ero fermato un attimo, aspettando da me quel tal respiro che allarga il petto quando si ritorna alla vita, quando si rivede il cielo e gli uomini dopo averli quasi per sempre perduti: avevo alzati gli occhi verso i tetti della città; il cielo era quello di Roma, perfetto; ma fu soltanto un profondo rammarico a ingigantirmisi nel petto, uno strano rammarico forse complicato. Mi accorsi che rimpiangevo violentemente le ore in cui la mia anima era incerta, insidiata ogni momento; rimpiangevo la fame, il buio e l’incertezza che, questa volta, lasciavo definitivamente dietro le mie spalle… Guglielmo Petroni da Il mondo è una prigione.
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