Savarese, Nino: Malagigi, Roma, Edizioni del Lunario Siciliano, 1929, 19,5 x 14 cm. Brossura editoriale; pp. 163, (9). Esemplare a fogli chiusi in perfetto stato di conservazione. Edizione originale.
Non c’è migliore occasione di questo libro dalla copertina verde con l’omo legato al fico e il titolo tra magico e paladinesco (si riferisce al libro “Il Malagigi”) per mandare un saluto a Nino Savarese, possidente di paese, gentiluomo campagnuolo, fantastico e solitario, un po’come il bizzarro personaggio uscitogli dalla fantasia e per il resto scrittore che sa il fatto suo e può dare dei punti a chi lo voglia. (…) Finita la vendemmia e imbottato felicemente il vin nuovo, denso e robusto, dal suo podere di San Benedetto con quella casina bianca davanti e i tre cipressi di guardia da un lato, egli se n’è risalito in paese, a svernare sulla rocca, tra la badia di San Marco e quella di Santa Chiara. Ora la nebbia, la «paesana » come la chiamano laggiù, sfuma il suo umido fiato dal Castel di Lombardia alla Torre di Federico, riempie d’un opalescente vapore le strade, e involge ogni cosa in un frigido clima d’acquario. Si comincia a sentire cos’è veramente da quelle parti l’aria fina, in casa s’accendono gli scaldini per crogiolarsi lentamente nelle giornate pigre e interminabili. Si rivedono, dopo così poco che l’avevano smesso, gli uomini in tabarro, rari e rapidi come fantasmi trascinati dal vento, ma per buona fortuna la tiepida fragranza dei biscotti, dei supplì e delle castagne è sempre in quella poca aria che si riesce a respirare e titilla confortevolmente le nari, invitando a non far complimenti. (…) Proprio di questi tempi, appena non ci si vedeva più; andavamo con Savarese a cenare da Paolino: c’erano le rubiconde salsicce, le grosse braciole di maiale, i melloni profumati, gli enormi finocchi arrivati dagli orti di Valguarnera, e il vino era quello forte e generoso di San Benedetto. (…) Allora, Don Andaloro Raschione, detto Malagigi e Cataldo, freschi freschi nella sua fantasia, facevano le spese della conversazione. Dopo tante pene, umile e gentile, Paolina si sarebbe finalmente sposata e col suo matrimonio sarebbe ricominciato il mistero del mondo, che invano Malagigi aveva cercato di sollevare. (Francesco Lanza)
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