AA. VV.: Da ora in poi decido io, Firenze, Tipografia Chiesa, 1976, 24 x 17 cm. Brossura editoriale; pp. 62, (4) con alcune illustrazioni nel testo. Lievissime tracce d’uso. Edizione originale.
Anatomia della donna; Autovisita; Infezioni dell’apparato genitale femminile e metodi alternativi di cura; Malattie veneree. Un vero e propio vademecum teorico – pratico redatto dalle compagne del Centro per la Salute della Donna di Firenze, con l’intento non di fornire un libro scientifico, come normalmente si intende. E nemmeno quello che generalmente si chiama opuscolo divulgativo che non sarebbe altro che un libro scientifico brutto, raccontato come se chi lo legge fosse cretino. Secondo noi è qualcosa di diverso. E’ qualcosa che vale molto di più: è il risultato delle discussioni, dell’esperienza, dello studio di un gruppo di donne … “Riappropriamoci del nostro corpo” è uno dei nostri slogan e significa per noi il non voler riconoscere al nostro corpo come unico scopo quello di far bambini, di lavorare sempre di più e di essere sempre pronte a soddisfare i bisogni sessuali altrui. Riappropriarsi del nostro corpo vuol dire quindi riconquistare la nostra autonomia come persone e come soggetti sessuali e dunque possibilità di decidere di noi stesse (…)
Quaranta anni fa veniva approvata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78). Fino ad allora, l’aborto, in qualsiasi sua forma, era considerato un reato dal codice penale italiano: causare l’aborto di una donna non consenziente (o consenziente, ma minore di quattordici anni) era punito con la reclusione da sette a dodici anni (art. 545); causare l’aborto di una donna consenziente era punito con la reclusione da due a cinque anni, comminati sia all’esecutore dell’aborto, sia alla donna stessa (art. 546); procurarsi l’aborto era invece punito con la reclusione da uno a quattro anni (art. 547); istigare all’aborto, o fornire i mezzi per procedere ad esso era punito con la reclusione da sei mesi a due anni (art. 548). Questo era ciò che prevedeva la nostra Costituzione prima del 1978. Il CISA, fondato a Milano nel 1973 da Emma Bonino e Adele Faccio, aveva lo scopo di informare le donne interessate all’interruzione di gravidanza, di fornire loro aiuto, conforto, informazione sulla contraccezione, ma soprattutto di fornire un luogo sterile in cui si potesse praticare l’operazione. Prima le operazioni avvenivano a Londra, poi in Italia, attraverso l’uso della tecnica dell’aspirazione. Dopo l’arresto di due fondatori, il movimento a sostegno del CISA organizza un incontro prima con Pannella, che porterà a un’unione del movimento e del Partito Radicale e quindi alla nascita dell’ambulatorio a Firenze, presso la sede del partito. Successivamente, Pannella e Zanetti richiedono un referendum per l’abrogazione degli articoli nn. 546, 547, 548, 549, 2° comma 550, 551, 552, 553, 554, 555 del codice penale. Siamo al 15 aprile 1976 e la raccolta di oltre 700.000 firme porta il decreto alle Camere, che però verranno subito sciolte dal Presidente del Consiglio Leone. Nonostante questo, la legge verrà approvata, col nome di Legge 22 maggio 1978, n. 194.
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