Alamanni, Luigi: Gyrone il cortese, Parigi, Rinaldo Calderio & Claudio suo figliolo, 1548, 4° (22,5 x 16,5 cm. il solo volume senza legatura). Legatura tardo ottocentesca in mezza pelle con punte ai piatti; fregi e titolo in oro al dorso; piatti rivestiti in carta marmorizzata (lievi mancanze alle cerniere dei piatti); etichetta adesiva fratelli Salimbeni al retro della prima di copertina; ex libris con il motto “nec adversa retorquent” al retro della prima di copertina; carte (8), pp. 180, (1). Frontespizio inserito all’interno di una cornice illustrata; capilettera istoriato alla carta Aii. Tracce di uso al frontespizio e una lieve e non invadente macchia; ultima carta con l’errata con due piccole mancanza marginali, lontane dal testo, Qualche rara e leggera traccia d’uso in pochissime carte. Bell’esemplare assai fresco dai grandi margini. Edizione originale. (Cfr.: Gamba, Melzi, Adams, Poggiali, Fontanini).
Romanzo cavalleresco di grande successo presso i contemporanei; il Varchi lo giudicò, in un momento di entusiasmo, addirittura superiore al Furioso. Le imprese compiute da “Girone” attingono alle leggende del ciclo bretone, e a qualche prestito dai romanzi di Meliadus e di Tristano; le vicende del protagonista dell’opera dell’Alamanni, eroe dall’animo puro, sono narrate in ottava rima. L’autore volle conferire un ordine classico alla metrica, tentando di armonizzare la varietà tradizionale delle narrazioni arturiane con l’unità dei poemi antichi. Alamanni nacque a Firenze nel 1495. Frequentò lo Studio fiorentino, seguendo le lezioni di Francesco Vattani, discepolo e successore di Marsilio Ficino. Attese con assiduo amore alla lettura meditata dei classici greci e latini. Prese gran parte alle riunioni erudite dei Rucellai (Orti Oricellari): qui lesse i suoi primi saggi poetici; qui conobbe il Machiavelli che lo ebbe carissimo e gli dedicò la Vita di Castruccio; oltre a Cosimo Rucellai, Zanobi Buondelmonte e altri. Nel 1522 fu uno dei capi della congiura contro il cardinale Giulio de’ Medici, futuro Leone X, e la signoria medicea; scoperto, riuscì a fuggire: fu a Venezia, quindi in Francia. Espulsi nel ‘27 i Medici da Firenze, rimpatriò e sostenne attivamente la repubblica restaurata. Ma dopo la capitolazione fu condannato dal restaurato governo mediceo in Provenza, e, avendo rotto il confino, fu dichiarato ribelle. Nel 1532 uscì a Lione il primo dei due volumi delle sue Opere toscane, che rivelarono il nuovo poeta. Le dedicò al re di Francia Francesco I, il quale aveva in grande stima e favoriva largamente i letterati e gli artisti italiani (fra gli altri Benvenuto Cellini), e fu liberale, affettuoso mecenate dell’esule fiorentino. Lo accolse alla sua corte e gli cedette il suo ameno “Jardin du roi” ad Aix. Alamanni non si occupò solo di studi: Francesco I e Enrico II lo vollero come loro ambasciatore, di cui si valse anche Ippolito II d’Este. Così l’esule ebbe occasione di tornare varie volte in Italia: soggiornò a Roma e Ferrara, e fu ambasciatore a Venezia e a Genova.
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