Olivetti, Adriano: Tecnica delle riforme, Ivrea, a cura del Movimento Comunità, 1951, 21 x 13 cm. Brossura editoriale; pp. 95, (1). Edizione originale in ottimo stato di conservazione, non comune.
Il Movimento Comunità, fondato nel 1947 per iniziativa di Olivetti, fondava la sua ispirazione su tre fonti principali: il pensiero socialista, soprattutto quello non dogmatico di origine anglosassone; l’ideale cristiano; il personalismo di Emmanuel Mounier, che era già un tentativo di sintesi fra valori cristiani e prospettive storiche di tipo socialista. L’intento era quello di una modificazione delle istituzioni fondamentali della società: il nucleo del potere avrebbe dovuto risiedere nella Comunità, entità socio-politica non grande come lo Stato, né piccola come il Comune: la misura umana di una Comunità è definita dalle possibilità limitate di contatti sociali personali. Un organismo è armonioso ed efficiente soltanto quando gli uomini possono ottemperarvi attraverso contatti diretti. In una Comunità, tutti i problemi si situano in ambienti semplici e facilmente controllabili… (Adriano Olivetti). All’inizio il Movimento si limitò al dibattito delle idee all’interno di un solido gruppo di intellettuali, studiosi, funzionari della Società Olivetti: la Fabbrica era il ‘centro’ di tutto il pensiero di Adriano Olivetti, compreso quello comunitario: una comunità, né troppo grande, né troppo piccola, concreta, territorialmente definitiva, dotata di vasti poteri, che desse a tutte le attività quell’indispensabile coordinamento, quell’efficienza, quel rispetto della personalità umana, della cultura e dell’arte, che il destino aveva realizzato in una parte del territorio stesso, in una singola industria. Le idee comunitarie venivano diffuse attraverso la rivista «Comunità», dove, quasi a puntate, veniva pubblicato il volume L’Ordine politico delle Comunità che racchiudeva i punti chiave del pensiero di Adriano Olivetti, e contemporaneamente una cura particolare veniva riservata agli studi sui Servizi Sociali all’interno della fabbrica. Il Movimento tentò le prime realizzazioni delle proprie idee nella zona, storicamente ed economicamente omogenea, del Canavese dove la Società Olivetti rappresentava il fulcro dello sviluppo industriale. In principio le iniziative economiche, cooperativistiche, politiche e culturali apparivano sostanzialmente fuse, sia nelle prospettive sia nelle procedure. Successivamente si venne creando una differenziazione di funzioni: accanto alle cooperative, e senza particolari coincidenze, si formarono i ‘Centri Comunitari’ che assunsero specificatamente attività culturali e politiche. Si creò anche l’IRUR (Istituto per il Rinnovamento Urbano e Rurale del Canavese) che aveva il compito di delineare programmi per il miglioramento delle condizioni sociali, di creare imprese artigianali, industriale o agricole e di mettere a disposizione delle amministrazioni comunali la sua organizzazione e le sue competenze. I Centri Comunitari si presentavano alla società italiana di allora come modello di organizzazione civica e di partecipazione democratica nella prospettiva della già esposta idea di Comunità. Le attività di cultura popolare furono preminenti, si effettuarono corsi sulle più disparate materie e conferenze su argomenti di attualità culturale; furono create biblioteche, si istituirono biblioteche circolanti, si proiettarono film e documentari. Le attività tipiche di un Centro Comunitario si possono raggruppare sotto le seguenti voci: – cultura popolare – loisir – attività politico-amministrative – assistenza sociale – interventi economici – ‘propaganda comunitaria’. Le attività politico-amministrative consistettero nello studio dei problemi locali, avviato con la consulenza di un segretario centrale e la collaborazione delle autorità competenti a livello comunale. L’attività economica si esplicò generalmente nella discussione dei problemi cooperativistici. I Centri Comunitari non assunsero mai in proprio attività economiche. Nel 1958 esistevano 72 Centri nel Canavese, 2 nel Veneto, 3 nel Lazio, 4 in Campania e 5 in Lucania, garantendo così una presenza su scala nazionale. Il Movimento Comunità come partito politico fallì: alle elezioni del 1958 ebbe un solo seggio alla Camera dei Deputati e con la morte di Adriano Olivetti i centri Comunitari chiusero poco alla volta, chi vi aveva lavorato e collaborato prese altre strade, l’I.RUR fu sciolta e le aziende che vi facevano parte vendute a privati.
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