Doni, Rodolfo: Il senatore Mazzoni, Milano, Rusconi, 1981, 20 x 12 cm. Brossura editoriale; pp. 147, (1). Dedica autografa firmata e datata (1981) di Doni. Edizione notevolmente rivista rispetto alla prima del 1968, uscita con il titolo di I numeri del 1969.
Il riconoscimento maggiore Rodolfo Doni (suo vero nome Rodolfo Turco, nato a Pistoia nel 1919 e scomparso ieri a Firenze) lo ha ritrovato in questi ultimi anni, con l’editore fiorentino Polistampa, che gli ha dedicato una specifica collana intestata Rodolfo Doni Opere. Con una caratteristica: non di rado, nel riproporre i libri del passato, lo scrittore li ricontestualizzava e aggiornava. Come ad esempio col romanzo Servo inutile, «il primo tra i miei migliori», che nell’edizione Rusconi del 1982, attraverso la figura d’un prete in crisi, s’interrogava sulle difficili scelte della Chiesa negli anni della contestazione sessantottina e che nell’edizione 2007 trovava aggiunta una «seconda parte: Sacerdos in aeternum», facendovi confluire la lacerante riflessione su tematiche dell’ultimo ventennio, oggetto anche di altri suoi scritti, qui rivisitati, ripensati e riordinati in forma diaristica. Cenni che dicono del fare del Doni narratore: uno scrittore che cala le sue interrogazioni nei risvolti interiori di chi vive le contraddizioni del presente, in una sorta di militanza cronachistica e spirituale. Accadeva già con le prime prove, in particolare con Sezione Santo Spirito (1959), nel quale rivisitava il dietro le quinte della Democrazia cristiana (in cui militava), anche utilizzando testi e discorsi di De Gasperi e La Pira, suo riferimento insieme alla Firenze cattolica che cerca di tradurre in politica la purezza del messaggio evangelico. Lo ripeteva con I numeri del 1969 (Il senatore Mazzoni nella riproposta 1981). Accadrà soprattutto quando le insoddisfazioni e le interrogazioni interesseranno il rapporto tra fede e realtà, come ad esempio col citato Servo inutile…
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