Pizzuto, Antonio: Ravenna, Milano, Lerici, 1962, 21,5 x 13,5 cm. Cartone editoriale; pp. 179, (5). Fascetta editoriale. Esemplare in ottimo stato di conservazione. Edizione originale.
Racconta l’autore di avere incontrato, una volta su un treno, un signore francese che gli aveva parlato di una propria composizione per pianoforte intitolata Ravenna. Incontratisi a Parigi, Pizzuto venne invitato ad ascoltarlo suonare; fatti gli apprezzamenti generici, egli fu incuriosito dal titolo: “Perché Ravenna?”, “Così – fu la risposta – come uno viene chiamato Carlo oppure Giovanni”. La battuta, insensata all’apparenza, contiene un significato: generalmente i nomi vengono attribuiti prima di sapere come vivranno coloro che li subiscono (anche se abbiamo imparato che i nomi a loro volta condizionano i comportamenti). Ravenna racconta una specie di saga famigliare di stampo matriarcale: Pizzuto considera, infatti, il potere (sessuale e pratico) totalmente di gestione femminile. L’unica possibilità che rimane agli uomini è alienarsi, cioè dedicarsi ad altro: letteratura, poesia, musica, matematica… e sottrarsi il più possibile al rapporto – pur molto desiderato – con la donna. Comunque Pizzuto completò il libro (il 22 gennaio 1962, alle ore 16.38) e gli impose il titolo Ravenna, proprio come Carlo oppure Giovanni. Di Ravenna – ovviamente – nel libro non c’è traccia, a parte un piccolo gioco di parole, un’intesa tra padre e figlia.
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