AA. VV.: Parole sui muri. Un paese a disposizione degli artisti d’avanguardia di tutto il mondo, Fiumalbo, Modena, 1967, 69 x 98 cm. Manifesto originale la cui grafica si deve a Giuliano Della Casa, Claudio Parmiggiani e Adriano Spatola, stampato su cartoncino in occasione del primo festival internazionale di Fiumalbo, evento assai importante come meglio descritto qui sotto. Lievi segni di piegatura, ma in eccellente stato di conservazione. Raro. Provenienza: Lamberto Pignotti.
Durante l’estate del 1967 si tiene a Fiumalbo, in provincia di Modena, Parole sui muri. Prima esposizione universale di manifesti, organizzata dal sindaco del paese, Mario Molinari (amico e “doppio” di Antonio Delfini), assieme all’artista Claudio Parmiggiani e ai poeti sperimentali Corrado Costa e Adriano Spatola. L’iniziativa, durata dieci giorni, dall’8 al 18 agosto, vede la partecipazione di oltre 100 artisti e poeti dediti alla sperimentazione interdisciplinare e provenienti da dieci nazioni differenti. Pensata inizialmente come una mostra collettiva di manifesti – nelle diverse declinazioni del manifesto artistico, del manifesto politico e del poème-affiche – Parole sui muri diventa un grande evento multidisciplinare in cui si affiancano installazioni, performance, poesie sonore, film sperimentali e happening, collocati nelle strade del paese e all’interno degli edifici pubblici, trasformando il borgo dell’appennino in un unico grande laboratorio artistico. Nel suo complesso, l’evento ricorda i festival organizzati da Fluxus negli anni Sessanta, presentandosi come una manifestazione culturale del tutto inedita nel panorama italiano del periodo. Al suo interno sono rappresentate le principali linee di ricerca delle neoavanguardie degli anni Sessanta, in particolare la ricerca sulla gestualità insita nella parola, che aveva portato a una diffusa teatralizzazione della poesia, e la sperimentazione sulla “lettera” e sul significante, caratteristica evidente nei manifesti e nei graffiti, affissi e scritti sui muri e sui selciati del borgo. Nella molteplicità di linguaggi e stili presenti ricoprono un ruolo centrale la poesia concreta e quella visiva, ma ampio spazio è riservato anche alla poesia sonora. Adriano Spatola comprende queste forme espressive sotto la definizione di poesia totale e ne diviene uno dei maggiori promotori attraverso la casa editrice Geiger, fondata da lui e dai fratelli Tiziano e Maurizio lo stesso anno di Parole sui muri; durante il festival Spatola svolge soprattutto il ruolo di suggeritore e collaboratore nella realizzazione e nell’allestimento delle opere degli altri partecipanti. Tra i numerosi rappresentanti di questa vasta area di sperimentazione a livello internazionale intervengono a Fiumalbo Franz Mon, Paul De Vree, Heinz Gappmayr, Jean Clarence Lambert, Jiri Kolar, Alain Misson Arias e Arrigo Lora Totino. Gli autori del Gruppo 70, iniziatori della poesia visiva, si presentano con un’opera collettiva costituita da un pannello metallico sul quale sono affissi manifesti programmatici del Gruppo e poesie visive. Numerosi sono gli autori francesi, tra i quali si devono ricordare i redattori della rivista interdisciplinare «Approches», Julien Blane, Jean François Bory e Jochen Gerz, e alcuni collaboratori della rivista «OU», particolarmente attenta alla promozione della poesia sonora, tra cui François Dufrêne, Bernard Heidsieck e Henri Chopin. Proveniente dal movimento Lettrista e poeta tra i più noti nell’ambito della poesia sonora, Chopin presenta a Fiumalbo una composizione di suoni che viene diffusa dall’altoparlante in cima al municipio, con l’intento di creare un particolare ambiente sonoro nel quale “immergere” i passanti. Julien Blaine realizza una performance che egli stesso definisce di teatro elementare, che prevede la trascrizione di un testo sulle schiene dei partecipanti. Tra i presenti a Fiumalbo si devono ricordare anche alcuni membri del movimento Fluxus, tra cui George Maciunas, Georghe Brecht e Dick Higgins. Indicativa dell’evidente continuità di tali espressioni artistiche con le avanguardie storiche è la presenza di alcune opere di Raoul Hausmann, esponente del Dadaismo, e di Carlo Belloli, precursore della poesia concreta. Di particolare rilievo sono le istallazioni plastiche presentate da Giuliano Della Casa e Carlo Cremaschi, il film sperimentale di Alberto Grifi, Transfert per camera verso Virulentia, e il pallone aerostatico ideato da Kenelm Cox, sul quale si ripetono parole che rimandano alla questione ecologica. Gli stessi organizzatori realizzano Omaggio a Piero Manzoni, un’opera costituita da un cerchio bianco disegnato per terra affiancato dalla scritta “Entra nel cerchio, diverrai un’opera d’arte”: chiunque entri nel cerchio riceve un certificato di riconoscimento di “opera d’arte” firmato dal sindaco. Particolarmente emblematico dell’intera manifestazione risulta l’Albero della poesia, un albero senza foglie dal quale pendono lettere dell’alfabeto, realizzato da un gruppo di artisti – tra cui Gabriele Ferraboschi, Adriano Spatola e Tiziano Spatola -, che rappresenta al meglio lo spirito collaborativo e l’orientamento delle ricerche proposte, ma che si fa anche simbolo dell’incontro avvenuto tra il paese e gli artisti. Gli elementi determinanti della manifestazione sono infatti la collaborazione tra gli artisti stessi e il clima festoso e partecipativo che coinvolge programmaticamente anche il pubblico, composto dagli abitanti del paese e dai turisti della zona. La manifestazione suscita invero anche molte polemiche nel piccolo paese, urtando la sensibilità dei “bempensanti” e del parroco, per il clima promiscuo venutosi a creare e per alcune provocazioni attuate da Sarenco e da alcuni artisti bresciani. La disposizione delle opere nei luoghi all’aperto è frutto di scelte collettive; essa non segue un criterio predefinito dai promotori, ma viene lasciata quasi interamente alla libera iniziativa degli artisti intervenuti, restituendo un senso di casualità. Come nota Eugenio Gazzola, al di là delle singole opere, è l’operazione nel suo insieme ad assumere rilevanza proprio a partire dal ripensamento dello spazio adibito all’arte, che non viene inteso come spazio espositivo, ma come spazio che si trasforma esso stesso in un’espressione artistica. La proposta messa in campo a Fiumalbo deriva infatti dalla volontà di contestare lo statuto borghese dell’opera d’arte, sottoposta al processo di museificazione e mercificazione che si verifica proprio nei luoghi riservati alla fruizione artistica – gallerie e musei – presentandosi come una sorta di festa celebrativa dell’estetica dell’“opera aperta” e dell’“arte come evento” collettivo e diffuso negli spazi sociali, che caratterizza le avanguardie artistiche degli anni Sessanta, così come i movimenti di contestazione del Sessantotto. Dato il successo di pubblico e la visibilità a livello internazionale ottenuta dal paese con la prima edizione, il sindaco incarica Adriano Spatola e Parmiggiani, affiancati da un cospicuo numero di artisti internazionali, di organizzare una seconda edizione di Parole sui muri, che si svolge l’estate seguente, dal 27 luglio al 4 agosto. Tra le opere di rilievo dell’edizione del 1968 si ricordano in particolare la performance sonora di Lora Totino, Liquomofono, e le performance artistiche di Franco Vaccari. Questa edizione si svolge tuttavia in “tono minore”, per effetto della maggiore istituzionalizzazione cui viene sottoposto l’evento; al termine del mandato di sindaco di Molinari l’esperienza non viene più ripetuta.
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