(Guarienti, Carlo): Sgarbi, Vittorio: Guarienti, Milano, Fabbri editore, 1985, 33 x 26,5 cm. Tela editoriale con sovracoperta e cofanetto; pp. 229, (5). Introduzione di Alberto Moravia. Testo di Vittorio Sgarbi. Con 148 tavole a colori riproducenti opere di Guarienti. Copia appartenuta a Franco De Martino Rizzi: ex libris a tampone al frontespizio. Sulla custodia, nota autografa firmata di Franco De Martino: questa biografia di Guarienti contiene all’interno un collage ottenuto da una mia foto e un disegno dell’artista a me dedicato. Alle prime carte (retro di copertina e prima pagina bianca) vi è la dedica autografa firmata di Guarienti a Franco De Martini: A Franco, maestro di finzione, con amicizia e grande simpatia questi 4-5 autoritratti, con la sua collaborazione… La dedica è accompagnata da un’opera originale firmata di Guarienti a doppia pagina (31 x 36 cm.): collage e tempere colorate su carta. Qualche lieve sottolineatura a biro fatta da De Martini alle prime pagine, ma ben conservato. Edizione originale.
Guarienti nasce a Treviso nel 1923. Nel 1946 realizza alcune delle opere più importanti della sua prima produzione e studia le antiche tecniche di pittura, in sintonia con la contemporanea ricerca di Giorgio De Chirico che conosce personalmente e frequenta a Roma. Nel 1949 firma, assieme a Pietro Annigoni, Xavier e Antonio Bueno, Gregorio Sciltian, Giovanni Acci e Alfredo Serri, il Manifesto del gruppo dei Pittori Moderni della Realtà. Nel 1953 organizza la sua prima mostra personale a Roma presso la galleria L’Obelisco e nello stesso anno espone a Parigi e a Milano. A metà degli anni Cinquanta, stimolato dalla lezione del contemporaneo Arturo Martini, elabora una poetica fantastica e visionaria e nel 1956 viene invitato alla XXVII° Biennale di Venezia e l’anno successivo alla Permanente di Milano. Nel 1956 si trasferisce definitivamente a Roma, dove inizia a collaborare con la RAI per la realizzazione di numerose scenografie. Qui segue le attività dell’Istituto Centrale di Restauro avviando una lunga sperimentazione su tecniche e materiali alternativi all’olio, come la tempera all’uovo e il caseato di calcio. Amico di Goffredo Parise, Federico Fellini, Dino Buzzati, Alberto Savinio e Giorgio De Chirico, benché fosse immerso nelle atmosfere delle avanguardie novecentesche (la Metafisica e un Surrealismo rivissuto in chiave informale), ha sempre tenuto un rapporto dotto e appassionato con la grande tradizione pittorica. Nel 1963 è tra i pittori selezionati per la Prima Antologica degli artisti romani che ha luogo a Roma a Palazzo delle Esposizioni e nel 1965 è chiamato a partecipare alla IX° Quadriennale romana. L’ambito in cui si muove è ormai non solo nazionale, ma europeo e le sue opere trovano una larga diffusione sul mercato internazionale. Da una iniziale vena metafisica, la sua pittura si è successivamente incentrata sul linguaggio della deformazione espressiva della figura umana, per pervenire, nel corso degli anni Ottanta, ad una nuova forma di irrealtà caratterizzata dalla focalizzazione di oggetti accostati ed immersi in una atmosfera controllata dagli effetti della luce e del colore assoluti protagonisti, spesso con intrinseci e articolati significati simbolici. Nel 1998 ha vinto il Premio Masi e nel 2008 il Premio Mantegna, prestigiosi riconoscimenti nell’ambito dell’arte e della cultura venete.
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