Prezzo: euro 300
Autore: Siviero, Rodolfo
Titolo: La selva oscura
Editore: Firenze
Data: 1936

Siviero, Rodolfo: La selva oscura, Firenze, Le Monnier, 1936, 23 x 17 cm. Brossura editoriale; pp. 69, (3). Tiratura di 50 esemplari su pregiata carta uso mano tutti recanti la firma autografa dell’autore. Dedica autografa firmata e datata (1937) di Rodolfo Siviero indirizzata al poeta Adriano Grande. Raccolta di pregevoli poesie, l’unica pubblicata dall’autore. Copia in barbe, parzialmente intonsa, in eccellente stato di conservazione. Rara edizione originale.

La vita di quest’uomo è quasi un romanzo: Rodolfo Siviero ormai è un personaggio della leggenda dello spionaggio italiano. Raffinato intellettuale, storico dell’arte e letterato, era nato a Guardistallo nel 1911 ed è morto a Firenze nel 1983. Nel 1946 il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, lo nominò ministro plenipotenziario, incaricato della ricerca delle opere d’arte e dei beni culturali trafugati dai tedeschi dal 1943 al 1945. Prima di questo incarico, Siviero era stato nel servizio segreto militare e si era già occupato di monitorare i tedeschi negli anni Trenta. A Berlino visse come un italiano dal portamento signorile ed esperto d’arte. In realtà era una spia. Subito dopo ricevuto l’incarico dal governo italiano per il recupero delle opere d’arte, si mise alla caccia di un gruppo di militari tedeschi che, agli ordini di Rosenberg, aveva trafugato opere d’arte di grande valore, dai musei e dalle case private italiane. O intere biblioteche come quelle del collegio rabbinico e della comunità ebrea romana. Siviero fu uomo di grande coraggio e di straordinaria cultura e abilità, a cui si deve il recupero di centinaia di capolavori depredati dai nazisti tra il 1938 ed il 1945. In particolare, tenne sotto controllo le operazioni svolte dal Kunstschutz, un ente tedesco nato con l’obiettivo dichiarato di salvaguardare le opere d’arte dai pericoli della guerra, utilizzato in epoca nazista per saccheggiare collezioni e sottrarre capolavori, per esempio con la scusa di volerli proteggere dai bombardamenti. Tra le numerose operazioni di cui fu protagonista, Siviero riuscì a portare in salvo un famoso capolavoro quattrocentesco, l’Annunciazione di San Giovanni Valdarno (1432), di Beato Angelico. Il dipinto (tempera su tavola) si trovava nel convento francescano di Montecarlo, presso San Giovanni Valdarno (Arezzo); all’inizio del 1944, la rete di informatori di Siviero venne a conoscenza che Hermann Göring, braccio destro di Adolf Hitler, ossessionato dall’arte, desiderava avere il capolavoro per la sua collezione, in Germania. In quell’occasione Siviero avvertì per tempo due frati francescani del convento di Piazza Savonarola, a Firenze, che prelevarono e nascosero l’opera il giorno prima dell’arrivo dei militari tedeschi. Tra gli altri famosi salvataggi di cui fu l’artefice ricordiamo quello della celeberrima Danae, di Tiziano, dipinto del 1545 oggi conservato al Museo Nazionale di Capodimonte, a Napoli, o quello delle tempere su tavola di Antonio del Pollaiolo sul tema delle Fatiche di Ercole, conservate alla Galleria degli Uffizi, a Firenze. Nel 1948, poi, fu scelto dal Governo per trattare la restituzione delle opere trafugate, riuscendo a recuperare molti dei capolavori che i gerarchi nazisti avevano preso in Italia prima dell’8 settembre 1943 e che erano stati portati in Germania con la complicità del regime fascista. Tra essi il Discobolo Lancellotti, copia marmorea d’epoca romana di un bronzo di Mirone, diventata simbolo dell’opera di recupero portata avanti da Siviero. Dal suo ufficio di Roma, a Palazzo Venezia, Siviero organizzò i recuperi servendosi di un’efficiente rete di informatori e muovendosi tra le pieghe della diplomazia europea con grande abilità e altrettanta spregiudicatezza.

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