Bertolucci, Attilio: La camera da letto, Milano, Garzanti, 1984, 21,5 x 14,5 cm. Tela editoriale con sovracoperta. Volume I: pp. 254, (4). Dedica autografa firmata e datata (1997) di Attilio Bertolucci a Matilde. Seconda edizione dello stesso anno della prima.
L’ho già detto altre volte, ma voglio ripeterlo perché può essere interessante. Il primo canto l’ho scritto proprio al limite: voglio dire appena prima della malattia necessaria. Ma tutto il resto l’ho scritto dopo. Molti capitoli (…) li ho composti qui a Casarola. Tutte le mattine avevo in mente una cosa che poi poteva svilupparsi in modo molto vario: il primo capitolo infatti racchiude un secolo o due, mentre quello della prova della pelliccia si svolge in un arco di appena tre ore. Alle nove del mattino, per anni, uscivo con un largo quaderno, e camminando lungo una strada, abbastanza pianeggiante, che va da Casarola a Riana, scrivevo la prima sequenza (…) Senza nessun orologio, a mezzogiorno avevo finito la sequenza, e chiudevo il quadernone. Non me ne occupavo più per tutto il resto del giorno. La mattina seguente riprendevo, e dalla prima sequenza nasceva la seconda, dalla seconda la terza e così via (…) Tutto questo avveniva assolutamente senza progetto. Così nasce La camera da letto, vero e proprio romanzo in versi che Bertolucci scrive tra il 1984 e il 1988 per raccontare della sua famiglia, con tutti gli aspetti di vita vissuta, di sogni, di speranze, di dolori e delusioni, su tutto il tema della revêrie, come se qualcuno, non ancora del tutto sveglio, ma nemmeno addormentato, immaginasse ogni fatto che accade. L’autore mette mano alla stesura sin dal 1954, accennandovi in una lettera a Vittorio Sereni in cui parla a proposito di quella cosa lunghissima che egli stava scrivendo. Nell’estate dell’anno seguente è scelto persino il titolo e nel marzo 1958 esce il primo capitolo sulla rivista “Paragone”. La storia e le parole verranno tuttavia rielaborate fino alla pubblicazione definitiva nel 1984. Un lavoro ben più che trentennale impegna il poeta, che sempre ha sentito il desiderio di scrivere un romanzo: in un’intervista di quegli anni, Bertolucci dichiara che la lettura della Woolf e di Joyce, nel 1928, lo aveva spinto a sognare di poter scrivere, oltre che poesie, romanzi. La camera da letto è prima di tutto poesia, anche se l’autore fin dall’incipit lo definisce romanzo famigliare (al modo antico). È un poema alla maniera di Omero, o più verosimilmente una scia che segue la Recherce proustiana, testo che Bertolucci non perde mai di vista. Alla struttura del libro ci tengo molto, quando scrivevo, avevo l’idea che tutto potesse essere parte di una struttura; non avevo fatto nessuna scaletta, ma la struttura del libro era in me, doveva esserci: si è andata formando proprio come una “mappa disegnatasi in sogno. La struttura di cui parla l’autore rappresenta la vita stessa, i suoi accadimenti personali, i luoghi del suo vissuto: da questo nasce la poesia. Il poema è suddiviso in 2 libri e raccoglie 46 canti. La raccolta, una delle più celebri di Bertolucci, vinse il Premio Biella per la Poesia Italiana nel 1984; il Premio Vallombrosa nel 1984; il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” nel 1991.
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