Salvalaggio, Nantas: dattiloscritto con firma dattiloscritta di 2 pagine (28 x 22 cm.) senza data ma anni Sessanta. Correzioni autografe a biro blu di Salvalaggio. Si tratta di una recensione ad un lavoro grafico dell’artista Nani Tedeschi.
Conosco romanzi e poemetti nati dalla suggestione di un quadro. Ma può anche succedere che una pagina, l’immagine di uno scrittore, riesca ad animare l’estro di un pittore e la sua tela. Nani Tedeschi, di cui conoscevo le splendide illustrazioni dell’Orlando Furioso, una mattina si è imbattuto in una definizione epigrammatica su Venezia e l’incredibile assassinio della Laguna: “Una tragedia grande, recitata da guitti”. Sono sorpreso, e insieme felice, che Tedeschi abbia trovato quella “scheggia d’ispirazione” in un romanzo ambientato a Venezia, “Il Campiello sommerso” (…) Questa cartella di “nuova grafica”, che Nani Tedeschi mi invita a presentare, dimostra come l’artista moderno rifugga dal bello stile e dal colore consolatorio. Il suo messaggio è un sasso nello stagno, o meglio ancora sulla testa dei satrapi di turno, che sembrano venuti al mondo per vendere la natura a prezzo d’oro. Forse la fine di Venezia è segnata (a meno che non passi su Rialto e San Marco una fiamma di rinnovamento e di rivolta, una specie di presa della Bastiglia in gondola), proprio perché, ai mercanti di ciminiere e di smog, “non ha niente da offrire al di fuori del suo incanto”. Ora, ditemi: ve lo immaginate voi Fanfani, o Bisaglia, che per Venezia rinuncia ai “fondi neri” e alle sacche dei voti clientelari? (…) In una delle tavole di Nani Tedeschi, basta una rosa a trattenere quella bolla iridescente di colori e di favola che è Venezia. Se ogni uomo che ama la poesia, e la bellezza, se ogni uomo della terra mandasse in piazza San Marco una rosa, o l’equivalente in scellini, rupie, pesetas, rubli, forse il più grande miracolo architettonico dell’Occidente verrebbe salvato in extremis. Naturalmente, a titolo cautelativo, nel momento in cui cominciasse ad affluire la valuta pregiata, sarebbe opportuno allontanare dalla città i gerarchi democristiani e i loro accoliti. Tutto gli si attacca, denaro, assegni, bustarelle: un disastro, una vergogna di cui soffrono tantissimo. Ma non possono farci niente. Nella sintesi grafica di Nani Tedeschi tutto questo affiora molto bene. (…) Mi ha raccontato Nani Tedeschi: “Il mio amore per Venezia è nato quand’ero bambino. E’ stata la scoperta del contadino, che arriva nella città dei Dogi in gita domenicale, dietro le tonache sventolanti e odorose di incenso di un parroco vociante e traccagnotto. Vedere i palazzi cadenti, le chiese rollanti, gli affreschi corrotti dalla salsedine, è stato un dolore feroce, come strappare un dente. E già allora, nella mia testa di studentello, mi son detto che bisognava fare qualcosa, strillare, maledire, insorgere. Ora, che può fare un artista se non usare quello che ha – penna, colore, musica – per salvare la Fata prima che anneghi?”(…)
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