Prezzo: disponibile a richiesta
Autore: AA. VV.
Titolo: L'Anima
Editore: Firenze
Data: 1911

AA. VV.: L’Anima, saggi e giudizi, Firenze, Stabilimento Tipografico Aldino, gennaio – dicembre 1911, 25 x 18 cm. 12 fascicoli in brossura editoriale. Tutto il pubblicato in ottimo stato di conservazione. Edizione originale, non comune.

Fondata da Giovanni Papini e Giovanni Amendola, stampata in buona carta, disadorna, con chiari caratteri, in fascicoli d’una trentina di pagine a formato di quaderno, con copertina bianca, ebbe tra i collaboratori: Boine, Marrucchi, Calderoni, Vacca. Durò un solo anno, ma fu feconda di iniziative e ricca di propositi: uscirono, una volta al mese, soltanto 12 numeri. Né Papini né Amendola si preoccuparono di usare un uguale metodo, né si prefissero un unico fine. Entrambi, tuttavia, condividevano un identico spirito d’indagine e di scoperta teorica e concordavano sul modo di giudicare e valutare le condizioni del pensiero italiano negli anni in cui si unirono per fondare il periodico. Questa rivista – dichiararono nell’Avvertimento del primo fascicolo – porta nel titolo un po’ arcaico, una confessione d’inappagamento della realtà, ed un sogno di distinzione dalla società in cui viviamo. (…) La vita in cui viviamo, e la vita italiana in particolare, desta in noi sentimenti e reazioni. L’Italia è ancora il paese del Caro e del Castelvetro, o meglio, dei loro pronipoti in sedicesimo. Molti lustri dovranno scorrere, prima che questa gente, la quale ha per secoli imbrattato la carta di sonetti e di canzoni, abbia perduto il gusto di teorizzare e di questionare su versi e su rime; prima che la nuvolaglia letteraria si diradi sulle nostre teste e lasci vedere nel cielo della vita oggetti più puri e più elevati a cui tendere (...)

I primi fascicoli furono interamente scritti dai fondatori ed impostati entro una linea sostanzialmente filosofica. Come afferma Maria Bartoletti Poggi nel Dizionario critico della letteratura italiana del Novecento (a cura di Enrico Ghidetti e Giorgio Luti, Roma, Editori Riuniti, 1997) tale fisionomia non impedì in seguito l’arrivo di altri inquieti interpreti della realtà italiana alla vigilia della prima guerra mondiale: Boine, Marrucchi, Calderoni, Arangio-Ruiz, G. Vailati (al quale la rivista, dopo la sua morte, dedicherà l’intero fascicolo di maggio). Tali collaboratori, di innegabile spessore intellettuale ed etico, garantirono al periodico una profonda serietà e un forte impegno culturale, non sempre riscontrabile all’interno del panorama irrequieto in cui si muovevano le altre riviste fiorentine primo-novecentesche. Il vero spessore filosofico de «L’anima» venne dai grossi contributi firmati, ad esempio, da Boine o da Marrucchi: nel celebre saggio su L’esperienza religiosa di Boine, che occupò l’intero numero di ottobre, si faceva giustizia di tutta la zizzania irrazionalistica d’una inarticolata religiosità; mentre le Meditazioni su Pascal di Marrucchi furono ospitate nel fascicolo di febbraio. Non mancarono nella rivista pagine polemiche: basti pensare alla querelle con il professor Troilo portata avanti da Papini attraverso il feroce trafiletto dal titolo Troilate.

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